Non mollare mai

Non mollare mai

mercoledì 25 maggio 2011

rappresentatività Fiom

Alle Industrie Pasotti S.p.a nelle tornate elettive per il rinnovo delle RSU con i suoi delegati la Fiom consegue la maggioranza in entrambi i siti produttivi.
Prima volta nella storia delle Industrie Pasotti S.p.a.

la storia è la rappresentazione della verità del passato,e in questo post cerccherò di sintetizzare in modo inopinabile la storia sindacale a partire dal rapporto di lavoro salariato che ho determinato con l'Azienda.

La data di inizio del rapporto risale al 13 settembre 1994 nel sito produttivo di Prevalle.

La componente sindacale all'interno dell'Azienda era totalmente FIM.

Il contratto stipulato 24/04/1996 vede come delegati Bonomini Giuseppe, Bodei Ivan,Diagne Ibrahima con l'assistenza del funzionario FIM Laura Valgiovio.

All'interno del sito produttivo fui il primo ad iscrivermi alla Fiom che permise al l'organizzaziore FIOM di partecipare all'assembleee come rappresentanza sindacale.

Ora siamo Maggioranza come consenso elettorale e abbiamo circa una 50 di iscritti e continuamo ad avere consenso maggiore con il buon esito del tesseremanto che continua positivamente.

Ritengo che il risultato del consenso espresso dai lavoratori alla FIOM dando la maggioranza in entrambi i siti Produttivi sia un consenso del buon lavoro dei suoi delegati e sia anche un segnale all'Azienda sulle politiche di relazione fra le organizzazioni Sindacali.

Se c'è la volontà e l'intelligenza da parte delle parti, concentrando le forze utilizando lo spiritò della FIOM,cioè, l'unità di tutti,Lavoratori e Direzione Aziendale compresa,i problemi si possono affrontare senza drammi e senza timori in tempi brevi.

Al contrario se si vuole e mi esprimo con una battuta: asso piglia tutto, scelte unilaterali è evidente che è un modo di porsi che poi crea una reazione uguale e contraria.

Riconoscere i problemi dell'interlocutore e contrattare (non subire) è un ipegno fondante della FIOM.

Con affetto da Mauro,Marcello,Mario,Diop.

lunedì 18 aprile 2011

le condizioni di esigibilità contrattuali

le richieste dell'Azienda per quanto prevedono la variazione al contratto Aziendale non sono esigibili se non concordate e condivise con le RSU Aziendali.
Dunque, qualunque variazione contrattuale che L'Azienda intende richiedere deve comunicarlo alle RSU e deve avere la loro approvazione.
Le RSU, prima di concordare variazioni che riguardano il Contratto Aziendale, devono indire l'assemblea per avere il mandato dai Lavoratori.
Questo, ritengo che sia un passaggio obbligato di chi vuol rappresentare i lavoratori con metodo democratico partecipativo e non col metodo democratico rappresentativo pensando di avere una delega in bianco per il mandato conferito.
Fatemi sapere le vostre opinioni tramite commenti.
Con affetto Mauro Turati.

sabato 5 marzo 2011

Elezioni RSU Pasotti S.p.a. Sabbio Chiese

Si sono svolte le Elezioni nel sito produttivo delle Industrie Pasotti S.p.a.Sabbio Chiese.
L'organizzazione Fiom-Cgil ha ottenuto un risultato ottimo ma non inaspettato per merito del lavoro di sindacalizzazione messo in atto dai lavoratori e dall'organizzazione e dalla RSU aziendali.
I numeri non lasciano dubbio sul risultato ottenuto visto che le elezioni precedenti la Fiom era minoranza.
l'esito del voto espresso in numeri:
Lavoratori che hanno votato n° 196
Lavoratori che hanno votato candidati Fiom n° 143
Lavoratori che hanno votato candidati Fim n° 43
Schede bianche n° 4
Schede Nulle n° 6

Complimenti per il lavoro svolto dai Lavoratori dalle RSU Aziendali e dell'organizzazione seguita da Mazzacani Francesco.
Buon lavoro alle neo elette RSU, Diop Omar e Prezioso Marcello.
Il risultato espresso nel vostro sito produttivo diventa augurante anche per il nostro sito produttivo di Prevalle,con affetto Mauro Turati.

lunedì 24 gennaio 2011

STOP Caporalato: dai campi e dai cantieri

Lavorare come? senza diritti senza soldi e senza dignità.
Lotta per i tuoi diritti,lotta per la tua dignità!!!!!

STOP Caporalato

proposta di legge per combattere il caporalato.

Oggi Mirafiori, domani l'Italia intera

fare i buoni cristiani vuol dire difendere i propri diritti difendere la propria dignità per un futuro migliore,per un futuro del noi e non del IO.
Con affetto Mauro Turati

domenica 23 gennaio 2011

Maurizio Landini Che tempo che fa 15 01 2011 1/2

Investire in Italia è possibile a condizione che chi lavora si deve adattare a prendere come i Cinesi sia come salario sia come diritti.
Questa e la medicina della Fiat e di alcune forze politiche e sindacati.

Alternativa?
Sostenere la FIOM !!!

con affetto Mauro T.

In 1/2 Ora 20/06/2010 Landini (FIOM) VS Sacconi (Ministro Welfare) Parte...

Il ministro partigiano degli imprenditori e di una parte sindacale complice del peggioramento economico e normativo (diritti) dei salariati.
Sostenitori della competitività fra poveri altro che rappresentanti dei cittadini e dei lavoratori.
La loro politica è improntata a regolare le nuove norme per una nuova schiavitù dei Salariati.
Riduzione al diritto di sciopero.
Si scelgono le rappresentanze dei lavoratori che vogliono.
Quanto € prende il ministro Sacconi?
Se hanno buona memoria, i salariati quando vanno a votare dovrebbero ricordarselo a quale partito appartiene il ministro.
Con affetto Mauro T.

Landini (Fiom): ''Referendum illegittimo ora riaprire la trattativa''

domenica 16 gennaio 2011

Difesa razionale alla dignità salariale

L'onore di Cipputi
pubblicata da INFORMARE CONTROINFORMANDO il giorno domenica 16 gennaio 2011 alle ore 21.59

Hanno votato tutti i salariati, ieri a Mirafiori, sull'accordo proposto dall'amministratore delegato Marchionne. Tutti, una percentuale che nessuna elezione politica si sogna. E sono stati soltanto il 54% i sì e il 46% i no, un rifiuto ancora più massiccio di quello di Pomigliano. Quasi un lavoratore su due ha respinto quell'accordo capestro, calato dall'alto con prepotenza, ed esige una trattativa vera.



Per capire il rischio e la sfida di chi ha detto no, bisogna sapere a che razza di ricatto - questa è la parola esatta - si costringevano i lavoratori: o approvare la volontà di Marchionne al buio, perché non esiste un piano industriale, non si sa se ci siano i soldi, vanno buttati a mare tutti i diritti precedenti e al confino il solo sindacato che si è permesso di non firmare, la Fiom, o ci si mette contro un padrone che, dichiarando la novità ed extraterritorialità di diritto della joint venture Chrysler Fiat, si considera sciolto da tutte le regole e pronto ad andare a qualsiasi rappresaglia. L'operaia che è andata a dire a Landini «io devo votare sì, perché ho due bambini e un mutuo in corso, ma voi della Fiom per favore andate avanti» dà il quadro esatto della libertà del salariato. E davanti a quale Golem si è levato chi ha detto no. Tanto più nell'epoca che Marchionne, identificandosi con il figlio di Dio, ha definito «dopo Cristo», la sua.



Si vedrà che farà adesso, con la metà dei dipendenti che gli ha fatto quel che in Francia chiamano le bras d'honneur e la sottoscritta non sa come si dica in Italia, ma sa come si fa; perché alla provocazione c'è un limite, o almeno c'era. Nulla ci garantisce, né ci garantirebbe anche se avesse votato «sì» l'80 per cento delle maestranze, che Marchionne sia interessato a tenere la Fiat, a farla produrre quattro volte quanto produce ora, a presentare quali modelli e se li venderà in un mercato europeo stagnante, nel quale la Fiat stagna più degli altri. Se avesse intelligenza industriale, o soltanto buon senso, riaprirebbe un tavolo di discussione, scoprirebbe le sue carte, affronterebbe il da farsi con chi lo dovrà fare. Questo gli hanno mandato a dire i lavoratori di Pomigliano e quelli di Mirafiori.



Da soli, solo loro. Perché la famiglia Agnelli, già così amata dalla capitale sabauda da aver pianto in un corteo interminabile sulle spoglie dell'ultimo della dinastia che aveva qualche interesse produttivo, l'avvocato, non ha fatto parola. In questo frangente si è data forse dispersa, non si vede, non si sente, pensa alla finanza.



Né ha fatto parola il governo del nostro scassato paese, che pure, quale che ne fosse il colore, ha innaffiato la Fiat di miliardi, ma si lascia soffiare l'ultimo gioiello in nome della vera modernità, che consiste nel sapere che non si tratta di difendere né un proprio patrimonio produttivo, né i propri lavoratori - quando mai, sarebbe protezionismo, da lasciare soltanto agli Usa, alla Francia e alla Germania che si prestano a raccogliere le ossa dell'ex Europa. A noi sta soltanto competere con i salari dell'Europa dell'Est, dell'India e possibilmente della pericolosa Cina.



Tutti i soloni della stampa italiana hanno perciò felicitato Marchionne che, sia pur ingloriosamente e sul filo di lana, è passato. La sinistra poi è stata incomparabile. Quella politica e le confederazioni sindacali. Aveva dalla sua parte storica, che è poi la sua sola ragione di esistere, una Costituzione che difende come poche i diritti sociali in regime capitalista. Gli imponeva - gli impone - quel che chiamano il modello renano, un compromesso non a mani basse, keynesiano, fra capitale e società, che garantisce in termini ineludibili la libertà sindacale. Fin troppo se le confederazioni sono riuscite fra loro, attraverso qualche articolo da azzeccagarbugli dello statuto dei lavoratori, a impegolarsi in accordi mirati a far fuori i disturbatori, tipo i fatali Cobas, per cui oggi nessuno osa attaccarsi all'articolo 39, che - ripeto - più chiaro non potrebbe essere. La Cgil ha strillato un po' ma avrebbe preferito che la Fiom mettesse una «firma tecnica» a quel capolavoro suicida. Quanto ai partiti non c'è che da piangere. D'Alema, che sarebbe dotato di lumi, Fassino, Chiamparino, Ichino, il Pd tutto hanno dichiarato che se fossero stati loro al posto degli operai Fiat - situazione dalla quale sono ben lontani - avrebbero votato sì senza batter ciglio. Diamine, non c'erano intanto 3.500 euro da prendere? Ma che vuole la Fiom, per la quale è stato coniato lo squisito ossimoro di estremisti conservatori?



Molto basso è l'onore d'Italia, scriveva un certo Slataper. Da ieri lo è un po' meno. Salutiamo con rispetto, noi che non riusciamo a fare granché, quel 46% di Cipputi che a Torino, dopo Pomigliano, permette di dire che non proprio tutto il paese è nella merda.





FONTE: Il manifesto







ML.

Presentazione del blog

L'apertura del Blog è finalizzata a dare informazioni utili ai compagni di lavoro in funzione del mio ruolo che svolto come delegato sindacale.
Chiedo la collaborazione dei compagni ad interagire, per poter avere più informazioni utili allo svolgimento del mio lavoro come delegato sindacale.